Rimettere in moto l’economia italiana per superare una crisi ulteriormente aggravata dalla pandemia Covid-19, è la grande sfida che deve affrontare il Governo. Fondamentale in questo senso è il rilancio del settore immobiliare grazie al Superbonus 110% e al Sismabonus. Queste iniziative avranno, infatti, effetti positivi su tutto il contesto economico italiano e produrranno, nel lungo termine, un cambiamento culturale profondo nonché una nuova sensibilità nei confronti dell’efficienza energetica e delle norme antisismiche. Gli incentivi, quindi, non solo daranno una boccata d’aria all’edilizia, comparto profondamente colpito dall’emergenza sanitaria, ma avranno una positiva ricaduta anche sull’economia nazionale nel suo complesso.
I risultati più evidenti saranno quelli sul breve periodo, come dimostrano le stime del Governo. Si prevede, infatti, che gli incentivi generino una spesa annua di oltre 9,6 miliardi di euro, a cui corrisponde un effetto indotto correlato di ulteriori 888 milioni di euro. Questo comporterà un incremento di gettito fiscale complessivo di circa 306 milioni di euro, i cui benefici saranno visibili soprattutto nei primi anni, mentre la diminuzione delle entrate a seguito delle detrazioni, non avrà un forte impatto in quanto sarà diluita nel tempo. La ripresa dell’edilizia, inoltre, dato il suo stretto legame tra con il tessuto socioeconomico nazionale, comporterà un aumento di lavoro, con un conseguente incremento sia dell’occupazione, sia del Pil.
Nel medio periodo, invece, i lavori realizzati per migliorare la classe energetica comporteranno una contrazione dei costi gestionali dell’edificio poiché, essendoci meno dispersioni, diminuiranno le spese per la climatizzazione. A loro volta, gli interventi aumenteranno il valore degli immobili, compensando il crollo dei prezzi che è stato registrato a seguito della crisi Covid-19. Si tratta di un aumento non trascurabile pari, in Italia, al 3,6% per ogni classe energetica guadagnata. Il che vuol dire che, in media, il passaggio dalla classe G alla C comporta un incremento del prezzo del 17,4%, mentre se si passa da una classe C alla A l’aumento è del 4,5%. Si tratta di dati generali, che variano notevolmente a seconda della realtà territoriale che si prende in considerazione: a Bari, per esempio, il passaggio dalla classe G alla A frutta un incremento del 30% negli immobili del centro, che diventa del 45% per gli edifici che si trovano in periferia (Fonte: Manganelli B., Morano P., Tajani F., Salvo F. Affordability Assessment of Energy-Efficient Building Construction in Italy. Sustainability 2019, 11, 249)
Le facilitazioni finanziarie e il risparmio che deriva dal miglioramento della prestazione energetica comporteranno un cambiamento anche nell’atteggiamento e nella mentalità di chi si appresta ad acquistare un immobile. Nel lungo periodo nascerà, dunque, una nuova coscienza ambientale, che indurrà gli acquirenti a prendere in considerazione aspetti come l’efficienza energetica e la risposta sismica dell’edificio nel momento della compravendita.
Attraverso i bonus edilizia, quindi, è possibile innescare una catena virtuosa che si autoalimenta e che ha un impatto significativo su molti importati aspetti del Paese, dall’aumento del Pil nazionale, all’incremento del livello di occupazione, passando per il miglioramento e la rivalutazione del patrimonio edilizio. Affinché, però, questo circolo faccia sentire i suoi effetti anche in futuro , è necessario che tali interventi non si limitino a essere strumenti passeggeri per superare la crisi attuale, ma diventino strutturali e disponibili anche dopo la ripresa, in modo che l’aumento del reddito disponibile crei un generalizzato clima di fiducia a vantaggio di famiglie e imprese, che saranno maggiormente disposti a realizzare investimenti di lungo periodo.
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Articolo tratto da ilsole24ore.com