Possibilità di effettuare la cessione ai propri correntisti in ogni momento, e non più solo al quarto passaggio. E stop al divieto di frazionamento, con l’attivazione del trasferimento di singole annualità del credito di imposta tra banche e correntisti. La quarta cessione, inserita nella legge di conversione del decreto Bollette alla Camera, ha già bisogno di modifiche. Sin dal momento della sua approvazione, infatti, è stato chiaro che quel meccanismo non sarebbe stato sufficiente da solo a far ripartire il mercato degli acquisti delle banche.
La frenata delle banche sull’acquisto di nuovi crediti fiscali
In queste ultime settimane, uno dopo l’altro, quasi tutti i principali istituti di credito italiani hanno bloccato o fortemente rallentato l’attivazione di nuove pratiche legate all’acquisto di crediti fiscali. Il motivo è che hanno raggiunto soglie vicine alla capienza fiscale massima. D’altronde, il mercato di cessioni e sconti fiscali è arrivato a valere la gigantesca somma di 40 miliardi.
Lo scopo della quarta cessione
La quarta cessione, allora, è nata come un modo per consentire agli istituti di scaricare una parte dei crediti che hanno in pancia, trasferendoli ai propri correntisti. Per come è strutturata, però, sconta due limiti.
I limiti dell’operazione
Il primo è che il trasferimento è possibile solo «in relazione ai crediti per i quali è esaurito il numero delle possibili cessioni»: quindi, solo quando il contatore abbia già raggiunto quota tre cessioni. Lascia, però, dubbi il fatto che una banca debba per forza arrivare a quota tre passaggi e non possa, invece, semplicemente girare il credito a un correntista anche al secondo passaggio. La legge, di fatto, al momento obbliga le banche a trasferirsi crediti tra loro per raggiungere il terzo step. Il secondo limite è legato a un’altra norma, il decreto Sostegni ter: a partire da maggio, scatterà il divieto di cessioni frazionate. Le banche potranno allora cedere solo crediti in blocco, costringendo chi li acquista a smaltirli secondo la loro scansione originaria: quindi, ad esempio, più rate da impiegare nel corso di dieci anni.
Le modifiche allo studio
Allo studio, allora, ci sono già due modifiche: diversi emendamenti sono stati già depositati in Senato al decreto Taglia prezzi (Dl 21/2022) e contengono gli elementi sui quali si sta consolidando un accordo all’interno della maggioranza, basato sulle proposte arrivate negli ultimi giorni dalle imprese. La prima novità potrebbe essere strutturata in questo modo: ai soggetti che effettuano la cessione successiva alla prima sarà «consentita anche la cessione integrale di una o più annualità del credito d’imposta». Quindi, non sarà più necessario cedere il credito in blocco.
La seconda novità, invece, prevede che alle banche e alle società appartenenti a un gruppo bancario «è sempre consentita la cessione a favore dei soggetti con i quali abbiano concluso un contratto di conto corrente». Questo passaggio tra banca e correntista, in sostanza, non dovrà attendere il consolidamento delle tre cessioni. In questo modo i cassetti fiscali degli istituti potranno essere svuotati.
.
.
Articolo tratto da ilsole24ore.com